E’ un Cammino di Fede, aperto a tutti, giovani e adulti: single, separati o riaccompagnati, coppie…

Gli incontri si svologono in casa, dove una coppia/famiglia abita, per questo è chiamata “familiare”, anche per dire il clima che si vuole creare durante gli incontri: caldo e accogliente.

Gli incontri hanno cadenza quindicinale: uno di catechesi e un altro esperienziale. Ogni anno viene scelto un tema, sviluppato durante sotto-temi mensili.

Ci sono anche momenti “speciali” comunitari, dove i vari gruppi si incontrano tutti insieme; oltre ai vari ritiri e giornate spirituali.

L’espressione “Comunità familiari di Evangelizzazione” (CFE) è presa dalla Lettera alle famiglie di Giovanni Paolo II:

“La comunione dei coniugi dà inizio alla comunità familiare” (Lettera alle famiglie, 7)

che esprime una verità spirituale profonda: dove c’è una coppia che si ama tutti possono benificiare di questa energia, di questa grazia, messa in circolo.

  • Comunità: perché è “la chiesa che si riunisce nella tua casa”, è comunità perché, come la Chiesa, è formata dalla varietà delle persone.
  • Familiare: perché è una comunità che si riunisce in casa e ha come riferimento gli sposi che vi abitano, che per la grazia del sacramento del Matrimonio e per il mandato del parroco, rendono e attualizzano Gesù che ama la sua Chiesa.
  • di Evangelizzazione: perché è una chiesa domestica aperta ad altri fratelli e sorelle invitati, dopo aver gustato la presenza di Gesù, grazie alla relazione con gli altri.

PER FARE DELLA PARROCCHIA UNA GRANDE FAMIGLIA
Le comunità familiari di evangelizzazione (CFE) rappresentano per la parrocchia un’opportunità per potenziare la rete relazionale umana presente nel proprio territorio.

La loro finalità non è dunque “creare nuove comunità” bensì stimolare la famiglia a mettere in atto la grazia specifica del sacramento del matrimonio.

Questo dono di Dio abilita gli sposi cristiani a trasformare in una vera e propria “chiesa domestica”, l’insieme delle persone con le quali, essi sposi, grazie alla lorofecondità, entrano in relazione; dai figli, ai parenti, ai vicini, ai colleghi, agli amici, agli amici degli amici ecc. (la “comunità familiare”).
Composte da 14-15 persone al massimo, di differente status sociale ed età (sposati, separati, divorziati, single, giovani, anziani, vedovi, consacrati, ecc), le CFE dunque non sono gruppi per soli sposi.

Si riuniscono quindicinalemnte nelle case delle coppie di sposi ospitanti (chiamate coppie referenti) per lodare il Signore, ascoltare la sua Parola (proposta e commentata dal parroco per mezzo di un cd audio), vivere rapporti di fraternità, fare cioè esperienza di Dio.

E’ infatti attraverso l’opera evangelizzatrice di ciascuno dei suoi membri (gesti concreti di testimonianza della propria fede, di condivisione, vicinanza, preghiera, servizio, dialogo, fiducia ecc..), che le CFE diventano contesto ideale di accoglienza continua di nuovi fratelli che in esse hanno modo di sperimentare concretamente l’amore del Signore.

Nel tempo, come le famiglie, con il crescere dei propri membri le CFE sono destinate a generare delle CFE-figlie, nuove comunità composte da persone provenienti dalle comunità “madre” ospiti di altre coppie di sposi . Questa “moltiplicazione” oltre che auspicabile perché sintomatica di grande fecondità delle comunità, è necessaria affinché ognuna possa conservare uno “stile familiare” accogliente, l’elemento caratterizzare di tutte le comunità.

“La Chiesa universale si rivela più immediatamente… nella “Chiesa domestica” e nell’amore in essa vissuto: amore coniugale, amore paterno e materno, amore fraterno, amore di una comunità di persone e di generazioni.” (Giovanni Paolo II, Lettera alle famiglie)

“La Chiesa domestica è chiamata ad essere un segno luminoso della presenza di Cristo e del suo amore anche per i “lontani”, per le famiglie che non credono ancora e per le stesse famiglie cristiane che non vivono più in coerenza con la fede ricevuta.” (Familiaris consortio)